venerdì 6 giugno 2014

A.D. 14

A.D. ha quattordici anni, e li porta con slancio.
A.D. è una ragazza che già vede ingiustizie e discriminazioni, e non si volta dall'altra parte. Ha già alzato lo sguardo, allungato l'orizzonte, vede ciò che molti preferiscono ignorare; è una guerriera della luce.
Vede che la donna è ancora schiava, una schiavitù che spesso si sceglie da sola, per paura, ignoranza, insicurezza, abitudine, solitudine, cattivi maestri.
Perché non è facile cambiare i modelli educativi, non è facile cambiare mentalità. Più semplice e sottilmente diabolico è invece cammuffare il vecchio in abiti nuovi, dare alla donna una parvenza di emancipazione, e intanto mantenerla sempre e soltanto un oggetto di desiderio o una brava donna di casa.
A.D. vede le pubblicità, i messaggi che mandano, quelli che stanno dietro i prodotti che apparentemente vengono reclamizzati, e ha capito che la vera merce siamo noi, siamo noi l'oggetto di consumo. Uomini e donne chiusi in stereotipi che si perpetuano incessantemente: l'uomo forte, sicuro, superiore alla donna, lei che al massimo sta accanto al vincente, ma che ha sempre bisogno di un maschio per definirsi. Lei che è sì bellissima, ma di una bellezza finalizzata solo a sedurre, ancora una volta, il leader. Lei che pulisce casa in tacchi alti e smalto, che lotta contro il calcare in cucina, che trionfa vincente sulle macchie di bucato, ma che si dispera per una smagliatura. Sono queste le nostre battaglie?
Lei che non esce di casa se non è perfetta. Noi donne dobbiamo essere perfette, o non siamo niente. L'uomo può essere distratto, un po' pigro, fanfarone, avere pure un po' di pancetta, e fa tanta tenerezza, ma la donna no, la donna deve essere perfetta. E ci credo che non riusciamo a cambiare il mondo, siamo troppo occupate dal parrucchiere, dall'estetista, in palestra, dal chirurgo plastico, dal dietologo, a laccarci le unghie, a combattere la cellulite come se fossimo in guerra...come facciamo ad avere il tempo di amarci come siamo, e mandare tutto il resto là dove dovrebbe stare, nel cassonetto? Perché è spazzatura quella che ci vendono, droga mentale, inganno, sonnifero.

Se mai ci venisse in mente di essere qualcos'altro, di provare a "fare carriera", allora dobbiamo entrare nel campo di gioco degli uomini e giocare con le loro stesse regole. Dobbiamo diventare aggressive, dure, competitive più di loro, rinunciare a figli e famiglia, mutilare la nostra essenza femminile. Ma è una visione ristretta, sciocca, profondamente cieca e ignorante. Sarebbe molto più intelligente cambiare le regole del gioco, visto che ora i giocatori in campo hanno doti e talenti diversi, che possono completarsi, arricchendosi a vicenda secondo una relazine basata sul dono e non sul possedere.
E lo vediamo chiaramente negli sport, dove le squadre e i campionati sono ancora sessualmente divisi, come a dire che non si può giocare tutti insieme. Ed è vero, non ne samo ancora capaci. Non aspettiamoci infatti che l'uomo comprenda, che ci stia accanto, perché l'uomo non vuole una guerriera della luce accanto a sé, non ancora, è anche lui addormentato e ingannato. "Mi sono fatto una ragazza", ho sentito dire da un giovane di forse diciasette anni una sera in pizzeria. Quello che diciamo e come lo diciamo rivela i nostri pensieri, la nostra mentalità, e farsi un altro essere vivente significa considerarlo merce, al pari di farsi una birra, una pizza o il pearcing al naso.
No, voi uomini non potete farvi le donne.

A.D. ha quattordici anni, ed è vento fresco, leggero, veloce, che scuote senza rompere, è una piccola ribelle spirituale. Se non si lascerà ingannare dal giudizio e dalla polemica inutile e sterile, saprà fare la sua rivoluzione.