lunedì 1 gennaio 2018

nel nome del padre e del figlio

Natale uguale nascita. Gioia, celebrazione, festa, luce di speranza per le genti.
Nascita  uguale travaglio: dolore, apertura, fuoriuscita, buio e acqua.
Durante queste festività dove la tradizione impone gioia, le benedizioni elargiscono pace, gli auguri si imbottiscono di ogni bene in formato .gif per l'umanità tutta, si soffre.
In famiglia riemergono vecchie ferite mai sciolte, si fatica a reggere il confronto tra la pace che si cerca e i conflitti interiori che premono. Qualcuno salta via per la pressione, perché tutti spingono involontariamente contro tutti, e lo spessore interiore è più sottile della carta velina.
Nel nome del padre, un figlio tace.
Nel nome del figlio, un padre tace.
Entrambi portano sul volto i segni della sofferenza.  Il resto del mondo non vede, la sofferenza è trasparente al mondo d'oggi, dove tutti sono impegnati a postare felicità.
Il figlio vede, sa e abbraccia il padre rinchiuso in se stesso. Il figlio vorrebbe dirgli che non importa, che tutto è finto, l'amore, i legami umani, il dolore, gli errori, tutto è finto. Ma l'orgoglio del padre ha cementato il guscio l'abbraccio scivola su quelle ossa vecchie e fragili che pure chiedono aiuto. Il figlio accarezza la serratura di quella porta chiusa che è il padre.
Nel nome del figlio, il padre ha tenuto una moglie con cui non ha saputo riunirsi ad ogni ferita, si è giudicato ripetutamente per errori commessi solo una volta, ha reiterato all'infinito la condanna fino a spegnere ogni stella del suo infinito.
L'uomo non sente di avere più via di uscita, conta gli anni che lo separano dalla morte.
Il figlio sente che esiste una via di uscita, ma la sua mente è confusa e stanca. Troppi inganni lungo la strada, troppi segreti, troppi giudizi gli appesantiscono il passo.
Entrambi, a loro modo, si sono amati. Entrambi, a loro modo, han chiesto perdono e si sono perdonati, perché un padre è un padre, anche se ti violenta e tu l'hai dimenticato per amore, e un figlio è un figlio, è gioia, celebrazione, festa, luce di speranza negli occhi di un padre, anche se si butta via perché da piccolo gli hanno strappato di dosso il proprio valore.
Un mostro si specchia nell'altro mostro e il resto del mondo va avanti. A questo servono i mostri. A raccogliere la follia dell'umanità tutta, così che essa possa sentirsi viva, sana, a posto, quando tutto è già morto da tempo nel cuore dell'uomo.
La solitudine avvolge il padre e il figlio. Nessuno andrà a fare visita ai due, d'altronde nessuno ha tempo a questo mondo, men che meno per accogliere il dolore altrui.
Stranoo però che la ricerca scientifica ci abbia svelato che il tempo non esiste.