martedì 17 maggio 2016

rotto

Quando qualcosa si rompe, che si fa?
Si prova ad aggiustare, rattoppare, riparare.
Ci ho riflettuto e mi son resa conto che non sono azioni simili.
Per riparare qualcosa, occorre innanzitutto comprendere dov'è il guasto. Occore quindi conoscerne la struttura interna, i meccanismi, la funzione di ogni singolo elemento. Individuato il guasto, occorre capire se è possibile aggiustare quella parte, o se è necessario sostituirla. Ammesso poi che sia disponibile un pezzo nuovo, occorre saperlo riposizionare correttamente, senza interferire con ciò che è integro.
Un rattoppo permette invece di aggiustare uno strappo, un taglio, una breccia.
In questo caso l'abilità dell'operazione renderà più o meno visibile la ricucitura, ma di certo l'oggetto non avrà perso la capacità di fare ciò che per cui è stato pensato. Un paio di pantaloni continueranno a coprire dignitosamente il mio corpo anche con uno strappo. Verrà forse meno il suo valore estetico, ma non per questo smetterà di funzionare totalmente.
Nel caso invece del meccanismo da riparare, il guasto potrebbe essere tale da compromettere non tanto il valore estetico, ma il funzionamento stesso dell'oggetto, ovvero la sua stessa essenza. Un orologio rotto, non potrà più dirmi l'ora, anche se cinturino, cassa, quadrante e corona sono ancora perfetti.

E l'uomo, quando si rompe, cosa perde e come può essere rattoppato, riparato, aggiustato?
Possiamo curare innumerevoli infermità e ferite, torsioni e fratture, disagi della psiche e patologie del corpo, malattie che ci aggrediscono dall'interno e malattie che ci aggrediscono dall'esterno. Ma quando qualcosa non si può aggiustare, quando l'uomo perde il senso estetico di se stesso, e non mi riferisco solo alla bellezza apparente, e al contempo parte delle sue funzioni, che si fa?
Come si rapporta un uomo a pezzi con se stesso, con gli altri e con la Vita?
Se non si è in grado di rimettere insieme i pezzi, come ci si sente? E dopo, che si fa?
Mentre guardo i miei cocci rotti, oggi non ho risposte.
Cerco, invece, la voce del mio branco, la voce di voi esseri umani, che tanto a volte mi spaventate e mi confondete, per avere quel meraviglioso fantastico confronto di esperienze che è tutta la ricchezza che si può accumulare veramente nella vita. Perché forse non li posso rimettere in ordine quei pezzi, e devo essere in grado di accettarlo, ma non so come si fa. Forse resterò rotta per sempre, e non so come sia vivere una vita con regole diverse dagli altri.
Non lo so e me lo domando, non lo so e mi attanaglia la paura di dover sentire, per sempre, il silenzio di un meccanismo rotto, la sua paralisi, la sua triste inadeguatezza.
Perché un frigorifero rotto, lo puoi anche buttare, ma un uomo, un uomo no.
La diversità esiste, la disabilità si costruisce. Purtroppo.