venerdì 15 luglio 2016

altro

Luogo: baita in montagna a quote facilmente accessibili.
Tempo (cronologico): poco dopo mezzogiorno.
Tempo (meteorologico): cielo limpido, con qualche nuvola di passaggio, dopo due giorni di pioggia battente.
Temperatura: fresca, tendente al rialzo.
Scena: persone di età diverse stanno sedute ai tavoli, pranzano e conversano. Vi sono famiglie con bambini, anziani, coppie, gruppetti di amici. Piatti e bicchieri si riempiono e si vuotano secondo ritmi imprecisati. I camerieri, tutti giovani, si prendono cura dei clienti in modo cordiale e attento.
Clima: rilassato, almeno apparentemente (per comprendere cosa passa per il cervello delle persone occorre osservare con circospezione le discrepanze tratteggiate sul corpo, come una bocca aperta al sorriso sotto due occhi spenti, o una faccia distesa sopra un paio di spalle chiuse come un'armatura).
Non manca nulla per stare bene: un prato verdeggiante, l'ombra di abeti secolari intorno, il riposante sottofondo sonoro della natura circostante, buon cibo, presenza umana, non tanta, quel tanto che basta per sentirsi parte del consorzio umano senza dover per forza interagire con esso, insomma il giusto equilibrio tra il bisogno di essere con e il bisogno di non stare con membri della propria razza.
Eppure ravviso che qualcosa manca. Un indicibile segnale che si rende sensibile alla bocca dei polmoni mi dice che c'è altro nella vita oltre questo.
C'è altro là fuori, forse dietro le cime, o forse giù in città, forse in qualche sperduto villaggio dimenticato dal progresso o in una affollata via metropolitana sopraffatta dal progresso.
Che volto abbia, che sapore abbia, che lingua parli, che colore o forma prenda di mattina e di sera, non lo so. Ma c'è. Qualcos'altro oltre costituire una famiglia, oltre fare figli e perpetuare la specie, oltre costruirsi un'esistenza autosufficiente - per molti - e ad arricchirsi - per qualcuno. C'è altro oltre garantirsi una vecchiaia senza scosse ed imprevisti, dopo forse più di mezza vita di lavoro e sacrifici scolpiti in ogni ruga, c'è altro oltre gli affetti, pur bellissimi.
Me lo dice la pelle di un bambino, che vibra tutta quando sorride, perché c'è più verità nello sguardo di un bambino che in qualsiasi libro sacro, filosofia o scienza.
C'è altro.
Si chiama Vita, e molti di noi non l'hanno ancora mai incontrata.
O forse sì, ma non l'hanno riconosciuta.

Mi prende un irrefrenabile desiderio di fondermi tra cielo e nuvole. Guardo i miei scarponi consumati dall'usura. Riprendo il cammino. So già che non smetterò mai di cercare.