martedì 30 giugno 2015

globalizzazione a colori

Entro in un negozio di scarpe. Obiettivo: acquistare un nuovo paio di scarpe per correre, dato che le mie accusano il logorio degli anni.
Mi dirigo verso il reparto sportivo, avanzando a fatica tra infiniti scaffali di sandali, decolleté, ballerine, stivaletti, chanel, chelsea boots, infradito ed espadrillas, in tutte le declinazioni di colori, misure e foggie possibili e inimmaginabili.
Arrivo finalmente agli scaffali dove espongono le scarpe da corsa e subito vengo avvolta da una nuvola chiassosa di colori sgargianti.  La corsa, a giudicare dai modelli ipertecnici proposti, è un sport a tinte forti. La nuova tendenza sono i colori fluo made in Indonesia, Pakistan, China, and so on and so forth.
Mi immagino centinaia, migliaia di runner sfrecciare in verde lime e blu cobalto, un esercito che deve essere mondiale a giudicare dal numero di marche e modelli proposti. Forse che tutta l'umanità ha deciso di mettersi a correre? E abbiamo veramente bisogno della suola in gel, del memory tissue e non so che altro? Ricordo un atleta africano che correva la maratona senza scarpe e distanziava beatamente gli atleti occidentali, quelli sì con la tecnologia sotto i piedi.
Rifletto sugli effetti della globalizzazione, ma la disperazione mi assale quando constato che non esiste modello di scarpa femminile senza almeno una banda di color rosa. E io odio il rosa.
Invano cerco un 39 nel reparto uomo, supplico il commesso di trovarmi una scarpa che non sembri disegnata per le principesse dei cartoni animat, ma è inutile, in tutto il negozio non esiste una scarpa senza una sfumatura di rosa.
Esco dallo store a mani vuote. Una volta a casa mi metto a fare qualche ricerca in internet. Anche i negozi on-line delle varie marche sportive credono che le donne corrano indossando un paio di confetti da battesimo. Per l'immaginario collettivo la donna, anche quando corre, è una barbie.
Mi tengo le mie scarpe ormai consumate, ma dignitose, che mi parlano di un tempo in cui alla donna era riconosciuto il diritto di avere un cervello.
Ma mi domando, il femminismo è mai esistito?


domenica 21 giugno 2015

queda prohibido

Il giorno guarda ci guarda e scopre le ferite, ci getta addosso la verità in ogni incontro, in ogni dialogo. A volte reagiamo in difesa o paura del passato invece di accogliere la realtà che scorre. La vulnerabilità non è una dote nella nostra cultura, piuttosto è un difetto da occultare, una vergogna di cui non parlare.
Scopro continuamante quanto sia difficile fidarsi se si è stati feriti o traditi, quante sono le barriere tra uomini e donne che ancora impediscono di conoscersi veramente, quanto la tecnologia ci aiuta a nasconderci.
La notte a volte toglie il sonno, ma così facendo offre tempo per lenire e ricucire, talvolta solo per accettare.
Svegliarsi più stanchi di ieri, o nuovi come nuovo è il presente che abbiamo da vivere, dipende da come scegliamo di alimentarci dentro, nel profondo.
Lascia scorrere in te la luce e il sangue, lascia correre il lupo e la gazzella, lascia volare il falco e la farfalla, lascia gridare la tempesta e non fermare il vento. E lascia che ci sia qualcuno che accompagna il tuo viaggio, a volte per molto tempo, a volte per un solo istante, amico o sconosciuto che sia.
Questo è Pablo Neruda.


Queda prohibido llorar sin aprender,
levantarte un día sin saber que hacer,
tener miedo a tus recuerdos.
Queda prohibido no sonreír a los problemas,
no luchar por lo que quieres,
abandonarlo todo por miedo,
no convertir en realidad tus sueños.
Queda prohibido no demostrar tu amor,
hacer que alguien pague tus deudas y el mal humor.
Queda prohibido dejar a tus amigos,
no intentar comprender lo que vivieron juntos,
llamarles solo cuando los necesitas.
Queda prohibido no ser tú ante la gente,
fingir ante las personas que no te importan,
hacerte el gracioso con tal de que te recuerden,
olvidar a toda la gente que te quiere.
Queda prohibido no hacer las cosas por ti mismo,
no creer en Dios y hacer tu destino,
tener miedo a la vida y a sus compromisos,
no vivir cada día como si fuera un ultimo suspiro.
Queda prohibido echar a alguien de menos sin alegrarte,
olvidar sus ojos, su risa,
todo porque sus caminos han dejado de abrazarse,
olvidar su pasado y pagarlo con su presente.
Queda prohibido no intentar comprender a las personas,
pensar que sus vidas valen mas que la tuya,
no saber que cada uno tiene su camino y su dicha.
Queda prohibido no crear tu historia,
no tener un momento para la gente que te necesita,
no comprender que lo que la vida te da, también te lo quita.
Queda prohibido no buscar tu felicidad,
no vivir tu vida con una actitud positiva,
no pensar en que podemos ser mejores,
no sentir que sin ti este mundo no sería igual.
 

domenica 7 giugno 2015

old

Una vecchia cammina lenta per strada,
fragile reliquia di un mondo scomparso
dietro le crepe di un muro.

Sola cammina in time lapse rispetto un giorno
che corre troppo veloce per il suo pensiero.
Ossa trasperenti che nessuno vede.


Passa rapido un coche, e ancora più rapido un drone.
Alta svetta la torre di vetro del mondo moderno.
La vecchia scompare tra discariche di marketing
e fast food.  

La biodiversità è anche questa.