mercoledì 11 settembre 2013

occhi pieni occhi vuoti



Gli occhi di un bimbo.
Sono profondi come caverne, estesi come il cielo.
Sono vuoti di giudizi e brillano di luce, perché la luce attraversa le pupille senza incontrare ostacoli.
Sono occhi che accolgono.
Quando osservano, vedono e comprendono.
Sono occhi nudi.

Gli occhi di un adulto.
Sono spessi come muri, chiusi come porte.
Sono pieni di giudizi, e sono opachi, perché la luce fatica ad attraversare le pupille.
Sono occhi tesi a fare domande, a cercare risposte.
Quando guardano, proiettano non comprendono.
Sono occhi che vestono.





con-fondere

Il termine confusione deriva dal latino con-fundere, sgnifica mescolare insieme, fondere insieme più elementi. Implica il fatto di rendere indistinto, impossibilità di discernere, separare, scindere, vedere in modo distinto.
E' il termine che meglio descrive la nostra società, che spesso ci lascia confusi, incapaci di comprendere, perché tutto ci appare come un amalgama indistinto. La verità non si sa mai bene dove sia, e quando si è in confusione è facile perdersi, smarrirsi, ingannarsi, bloccarsi.
Credo sia il disagio più diffuso oggi, non ci sono medicine, non ci sono cure ufficiali, forse non ci sono nemmeno ricerche scientifiche sull'argomento. Ma la confusione è evidente, per le strade, nelle relazioni affettive, nei rapporti interpersonali, negli affari, nell'educazione.
Spesso non sappiamo bene cosa vogliamo, siamo felici solo per un istante, non riusciamo a capire se le persone che abbiamo davanti siano trasparenti.
Questo stato di confusione, quando diventa uno stato mentale, crea incertezza, insicurezza, indecisione cronica, sospensione eterna. Deprime e toglie forza e vitalità ai nostri giorni.
Credere sembra essere l'unica vera forza che può opporsi ed evitare lo stato di confusione. Credere in qualcuno, in qualcosa, e infatti mai come in quest'epoca siamo pervasi da ideologie, religioni, spiritualità, mode e tendenze di ogni genere. Credere da sempre mette ordine, offre appigli, direzione, permette al debole e insicuro di trovare serenità nell'affidare a qualcun altro le proprie scelte.
Ma cosa accade se quel qualcuno, quel qualcosa in cui si crede, viene disilluso, se il basamento delle nostre certezze crolla davanti al volto della realtà? Cosa resta dopo, come si riparte? Quale conversione di rotta è necessario fare? Quali e quante energie è necessario utilizzare? Da dove ripartire?
Perché quando la realtà spazza via le nostre credenze, si è come smarriti in mezzo al mare, senza conoscere dove ci si trova, senza strumentazione, anzi, consapevoli che è proprio a causa di un malfunzionamento della strumentazione che ci si è persi.
Ad ogni perdita di certezza, occorre trovare un nuovo baricentro. Occorre star dentro la realtà, viverci dentro, accettando prima di tutto la confusione che ha generato l'inganno e la paura che ha generato la confusione. Ma è anche un grandissima occasione per un nuovo viaggio, una nuova consapevolezza, una nuova evoluzione.
Forse smarrirsi non è affatto un fallimento. Forse smarrirsi è una meravigliosa possibilità offerta all'uomo per conoscere più a fondo se stesso e diventare più amante di sé e della vita.
Ma occorre attraversare il mare, senza bussole, senza certezze. Soli.



domenica 8 settembre 2013

appesi


A cosa sei appeso?, chiese un vecchio nepalese a un alpinista venuto a scalare una delle cime più alte del mondo.
Poi continuò, Vedo molte persone appese a qualcosa, ma pochissimi camminano liberamente.

Appesi alle idee.
Appesi ai sogni.
Appesi agli affetti.
Appesi al successo.
Appesi al denaro.
Appesi al sesso.
Appesi all'alcol.
Appesi alle droghe.
Appesi alla moda.
Appesi alla fama.
Appesi al potere.
Appesi alla vendetta.
Appesi al compatimento.
Appesi alla solitudine.
Appesi alle opinioni.
Appesi ai giudizi.
Appesi alle ferite ricevute.
Appesi agli errori.
Appesi al passato.
Appesi al futuro.
E tu, a cosa sei appeso?


Cosa credi che ci sia lassù?, chiese ancora il vecchio all'uomo che si era allenato a lungo e aveva investito molto per realizzare quella scalata.
Cosa pensi che vedrai lassù? Lì non c'è nulla, nulla che tu non abbia già dentro di te. Ma hai la mente troppo piena per vedere. Non c'è spazio nella tua mente nemmeno per vedere te stesso.

Riesci a vedere te stesso? Riesci a vederti nella tua nudità, nella tua nudità-pelle-muscoli-ossa-sangue-visceri-lacrime-umori-energia? Riesci a vederti e stupirti, piangere di bellezza e nostalgia di una stella, la stella che sei?

giovedì 5 settembre 2013

the wastepaper basket

E' un gesto che compiamo frequentemente, tutti i giorni. Ci consente di eliminare i file obsoleti, gli errori, la posta indesiderata, le cartelle che non ci servono più. Il risultato è maggiore spazio di memoria, ordine nell'archiviazione dei dati nel nostro computer, un senso personale di pulizia ed efficienza. Personalmente faccio pulizia del mio mac con una certa rigorosità, quasi un automatismo. E' una macchina affidabile, robusta, mi viene spontaneo ricambiare la sua efficienza con un po' ordine.
Mi piace in particolare il rumore di carta stropicciata che il mio mac fa quando elimino un file, è come se in quel momento io appallottolassi un foglio e facessi canestro nel cestino della carta straccia nell'angolo della stanza. Chi non l'ha mai fatto? E' anche divertente, no?
E la nostra mente? Per una volta, seguiamo la classica analogia mente-computer al contrario. Proviamo a chiederci se eliminiamo mai i file inutili, obsoleti o peggio, dannosi, dalla nostra mente. Tutti quei pensieri di rabbia, vendetta, paura, inadeguatezza, solitudine, disistima, vittimismo che quotidianamente fabbrichiamo dentro di noi, sono "file" che non ci servono, sono dannosi, occupano solo spazio nella nostra mente e soprattutto, impediscono alla nostra mente di lavorare al meglio per il nostro benessere psicofisico e quindi per la nostra felicità.
C'è chi per farlo medita, chi recita mantra, chi fa yoga, in genere la cultura orientale è molto più prolifica di tecniche e strategie in questo campo. Ci vuole tempo, allenamento, perseveranza e molta, molta pazienza; dati tali requisiti, il rischio insuccesso per un occidentale allevato nel mercato della produzione è elevato, anzi molto spesso non prendiamo nemmeno in considerazione tali approcci, preferendo "scorciatoie", più adatte alla nostra mentalità (farmaci in primis).
Io propongo questo semplice esercizio pratico, non richiede grandi energie, né un tempo e unluogo specifici per metterlo in pratica. Si può fare mentre si guida, mentre si beve il caffè con i colleghi, mentre ci si lava i denti, al supermercato...
Usate l'immagine del cestino della carta straccia, prendete quel pensiero negativo che vi passa per la mente, appallottolatelo e... fate canestro!
Buttate via i pensieri negativi, cestinate tutto ciò che occupa inutilmente la vostra mente, tutti quei pensieri che vi fanno venire mal di testa, mal di stomaco, che vi irrigidiscono le articolazioni e vi procurano tensioni muscolari. Sono pensieri che tolgono energia, spazio e movimento non solo alla mente, ma anche al corpo, al dispiegarsi libero dei vostri desideri.
Fate pulizia, tenete ordine nella vostra mente come nel vostro computer.
Difficile? No. Io amo il mio mac, è una macchina davvero bella, non mi ha mai creato problemi. Vuoi che non sia capace di amre me stessa almeno un pochino di più di un computer?
Quindi forza, usate quel cestino, buttate via i pensieri inutili. Potete scegliere no?
Ricordate che i pensieri sono vostri, li fabbricate voi. Allora scegliete, eliminate quelli cristallizzati, vecchi, tristi, e fabbricatene di più belli, vitali, gioiosi.
Buon cestino a tutti.