domenica 25 gennaio 2015

ossa

Ci sono giorni in cui fatico a rimanere attaccata alla mia carne, mi pare di dover affrontare una presenza estranea e poco accetta.
Appesantita, infangata, corrotta, il conto che ogni tanto paga la mia carne intaccata dal mondo ingaggia una lotta interiore. Le mie ossa entrano in tensione, vogliono uscire, mostrarsi, è desiderio di vivere l'essenza, la verità, senza nascondimenti, senza mezzi termini e compromessi. Sono i giorni dell'acqua, momenti in cui ho bisogno di questo elemento per ritrovare purezza e integrità.
La carne è in continuo scambio e compromesso con il mondo: la carne respira, tocca, sfiora, prende e cede spazio. Le ossa guardano e conservano la verità al loro interno. Siamo rovesci noi uomini. Portiamo l'armatura dentro, invece che fuori.

Prendo a prestito una frase di una mia amica, che ama gli alberi in inverno, perché "se ne può vedere l'anima".
Di un albero, quando è spoglio, vedi le linee di forza, vedi la direzione, la profondità, l'altezza, vedi se si è mai piegato se è stato ferito, se si è raddrizzato.
È nelle ossa che siamo veri, è nelle ossa che conserviamo chi siamo.
La carne di questa società è piagata da corruzione e compromessi, bugie, fughe e aggressioni. Messa a nudo, commercializzata e svenduta, mostra tutta la sua totale incapacità di aderire alle ossa, alla verità.
Ossa e pelliccia. Gli animali sanno.