martedì 15 luglio 2014

guerra a colazione

Ho un amico palestinese, conosciuto tempo fa su un volo verso Istanbul. Forse non è corretto definire amico una persona che hai frequentato per il breve tempo di un volo internazionale, una manciata di ore seduti negli angusti spazi di un aereo non è tra le migliori occasioni per legare con qualcuno, soprattutto per me, che tendo a conoscere le persone più attraverso quello che faccio con loro piuttosto che quello che dicono, eppure con Ali, così lo chiamerò in questo post, subito è scattato qualcosa.
Forse è stato il fascino di una conversazione intelligente, motivata e diretta, forse la franchezza con cui abbiamo toccato certi temi, senza tabù, mezzi termini, incertezze, forse è stato incontrare una persona appartenente a un popolo martoriato, ferito, e per questo fiero e profondo, sta di fatto che ci siamo scambiati i rispettivi indirizzi, e ancora adesso ci teniamo in contatto. E continuiamo a essere diretti, ruvidi, come lo è un pezzo di pane e sale. Ed è questo che mi piace.
Ora, in questo preciso istante, nella striscia di Gaza stanno massacrando civili, violentando vite, sradicando ogni speranza di pace. Mentre accade tutto questo, mentre guardiamo tutto questo nei notiziari televisivi, noi prendiamo il nostro primo caffè della giornata, andiamo al lavoro oppressi e di malumore, ci preoccupiamo di cose futili come il passato o il futuro, studiamo banalità assurde per superare un concorso a quiz, ci lamentiamo perché la pioggia ci rovina le ferie.
La globalizzazione non unisce, la globalizzazione rende indifferenti. Siamo in grado di assimilare tragedie su tragedie senza scomporre per un solo istante le nostre vite, come se tutto ciò stesse accadendo su un altro pianeta, in un'altra galassia.
Ci rubano il lavoro, la casa, la dignità, la libertà, l'educazione, l'intelligenza, il fascino, la bellezza, la salute, il midollo della vita, e noi non reagiamo, non facciamo nulla, ci sta bene così, semplicemente continuiamo a cambiare canale, sogno dopo sogno, dopo sogno e ancora ancora, senza mai svegliarci.
Questo pianeta sta scoppiando, l'uomo è impazzito e non se ne rende conto, devastiamo e avveleniamo ogni cosa e ogni essere con cui entriamo in contatto, completamente anestetizzati, completamente svuotati del più piccolo barlume di intelligenza e sapienza.
Noi, esseri umani, figli e fratelli della stessa umanità, stiamo morendo facendo la guerra contro tutto e contro tutti. Esistono siti web (ad esempio, www.guerrenelmondo.it -- ma non ci scandalizza nemmeno un po' che esista un sito così nel 2014?), che riportano lunghe liste di conflitti attualmente in corso.
Ma tanto, oggi, dopo l'ennesimo TG di guerra, penseremo a cosa mettere in valigia per le imminenti vacanze. Ci sta, il divertimento, la spensieratezza, l'allegria, ci sta. Ma la felicità non può essere un bene di consumo, o ci sarà sempre qualcuno che ne resterà senza.
E se continuiamo a vivere così, le scorte non dureranno per sempre.