lunedì 14 dicembre 2015

we are human

Lunedì mattina di un dicembre caparbiamente nebbioso.
Arrivo per la prima volta in un centro di accoglienza per avviare un laboratorio manuale. Vengo accolta da due operatori e 28...e qui mi mancano le parole. Extracomunitari, migranti, stranieri?
Il primo termine non mi appartiene, non sentendomi io stessa parte di una comunità europea... per me, la comunità è qualcosa che ti sta vicino e che ti accompagna, con cui cresci, ti confronti, condividi. Non sento che l'Europa sia una comunità per me in questo senso, a malapena lo è economicamente e politicamente, ma finanza, politica e mercato sono giochi più grandi di me e li lascio perdere.
Escludo anche il secondo termine, migrare è a volte una scelta, a volte una necessità,  e poco a che fare con la persona, mi sembra riguardi di più le condizioni di vita che si possono trovare o meno, la presenza o assenza di opportunità per una vita decorosa, piena, soddisfacente.
Infine stranieri, anche questa parola non si adatta alla realtà. Io sono una 'locale', nel senso che ovunque io vada mi piace incontrare gente, mi piace vedere come cammina, come guarda o non guarda l'orizzonte, se sorride oppure no, come si muove, come parla. Spesso mi sono sentita a casa nei posti più disparati, in una gher in mezzo al nulla, in un bivacco gelido con un ghiro sotto il tetto, in una terrazza a bere ratafià distante migliaia di chilometri dalla città dove vivo. Spesso mi son sentita straniera in una chiesa, ad una cena tra amici, persino tra le braccia di qualcuno.
Straniero non ha a che fare con la patria o con la geografia, ha a che fare per me con la mia casa interiore, quella sensazione che provo quando sono a mio agio, rilassata, al sicuro, serena, accolta.
Quindi? Quindi mi hanno accolto 28 ragazzi, il resto sono solo etichette fatte per le menti che han bisogno di definizioni per inscatolare la realtà.
Abbiamo ascoltato musica che non avevo mai sentito, abbiamo usato varie lingue per parlare e sguardi e gesti per comunicare emozioni. Sono tornata a casa carica di energia e più viva di ieri.
Non voglio semplificare i problemi che si possono generare nell'incontro tra culture diverse, dico solo che è possibile, sempre, costruire.
Come è capitato a me oggi, che ho costruito un albero di Natale con dei musulmani. Nessuno si è fatto domande. Era semplicemente bello fare qualcosa insieme.
We are international, mi dice l'operatore sorridendo.
We are human, mi dico io ora, riflettendo. We are human. Basta e avanza.
A volte credo che il trucco per capire se sei nel flusso della vita è vedere se ti capita mai di fare cose bizzarre o imprevedibili.
Se la risposta è sì, sai già quanto è divertente e arricchente, se no... prova a lasciarti andare. Un giorno avrai storie bellissime e avvincenti da raccontare.

martedì 8 dicembre 2015

slegati

A mezza strada nella vita, dentro un giorno di nebbia, entro nella mia casa mentale per guardare cosa c'è.
Fondamentalmente le fatiche sono tutte relazionali, il resto si vive e si affronta come viene.
Ogni incontro infatti è possibilità di conoscenza, di dono reciproco, ma è anche rischio di legame, rischio sì, perché ogni legame genera subito una sottile linea, e su quella linea scorre energia.  Si rischia così un calo di libertà, una dispersione di forza, un nodo, un groviglio da cui poi è difficile liberarsi se non con un taglio.
Ogni legame mi porta a rivendicare dentro libertà di volo oltre le assurde prevaricazioni mentali che, in nome della sicurezza sopra la paura, stringono fino a soffocare.
Cosa sia un legame affettivo tra esseri umani non lo comprendo ancora: dietro ho visto spesso paura della solitudine, disprezzo di sé, bisogno di sostegno, sicurezza economica o emotiva, adattamento all'ambiente culturale, necessità sessuale, dipendenza.
A volte funziona, in qualche modo si va avanti, e meno male aggiungo, perché se tutto dovesse essere in armonia, allora saremmo già estinti.
Ammiro chi riesce a vivere con qualcuno accanto una vita intera, ma anche solo per un bel pezzo di strada. Ammiro il coraggio o l'incoscenza, che spesso si confondono, di scegliersi, non importa la ragione.
Ammiro chi accetta e trova, giorno dopo giorno, la forza dell'abitudine per andare avanti, sole dopo sole.
Una cosa so di me: amore è una parola grossa che fatico a disegnare, resa vana ed evanescente da un'educazione sempre più in stile fiaba hollywoodiana.
Guardo i cani, guardo i lupi, guardo pure gli uccelli che migrano sopra la mia testa, incuranti di tutto questo umano affanno affettivo, e non vedo nulla di noi. Non vedo ricatti, non vedo gelosie, non vedo dubbi non vedo più o meno inconsci sfruttamenti.
Vedo fedeltà a una legge scritta nel profondo, una legge bellissima e selvaggia, forse troppo selvaggia per noi uomini che temiamo la nostra stessa madre natura tanto da volerla uccidere.
Non riesco a smettere di pensare che, in fondo, ci usiamo tutti un po', gli uni con gli altri. Siamo ormai così assuefatti al consumismo, che siamo merce pure noi, gli uni per gli altri.
Sarebbe bello farlo almeno in santa pace, senza tante allucinazioni morali.
Sarebbe bello dirsi la verità, che fa male solo quando si è troppo abituati alla menzogna.
Sarebbe bello non temere la nostra anima, non importa quanto indocile ci possa sembrare.
Sarebbe bello vivere slegati accettando di cadere e avere la ferma convinzione di poterci sempre rialzare da soli.








lunedì 7 dicembre 2015

la bastarda

Senti che qualcosa ti lega, ma non sai cos'è.
Senti che qualcosa ti trattiene, ma non ne conosci la forza.
Senti che qualcosa ti tiene sulla corda, ma non conosci la destrezza.
Senti che qualcosa ti mangia costantemente energia, ma non ne conosci la voracità.
Senti che qualcosa è sempre dietro ogni tuo gesto, ogni tua decisione, ma ne conosci il volto.
Lei, la vanità, la grande bastarda, è sempre con te.
Pronta a nutrirsi di ogni tuo pensiero, slancio, atto creativo, progetto, desiderio.
Non dubitare della sua prensenza, è come un secondino diligente, un guerriero perfettamente addestrato, non abbandonerà mai il suo compito: usarti come pasto.
Se fallisci ti abbassa, se hai successo ti innalza, ma non ti ama, nemmeno per un istante si prende cura di te.
È lei che ti strozza il respiro, che ti impedisce di spiegare appieno le ali che hai dentro, con le quali respiri e vivi.
È lei che ti accorcia il passo, le giornate e gli anni.
Qualche volta esci e corri, per un metro, per dieci, per un isolato. Non importa quanto sei allenato, esci. Corri senza distanze da raggiungere, senza calcoli. La vanità ama i calcoli e  le sfide. Non farla ingrassare.
Corri all'improvviso, senza darle il tempo di organizzarsi una meta. Corri fino a quando la mente comincerà a dire basta, prima o poi lo farà, non dubitare, griderà, brucerà di fermarsi se non le dai un obiettivo.
Corri e senti il respiro che chiede aria, che chiede spazio, senti le tue ali che vogliono librarsi.
Corri e sciogli quel nodo che ti strozza il respiro infilando un passo dietro l'altro. Corri e fai passare aria e verità. Corri e ascolta la potenza del tuo cuore, l'alleanza perfetta tra muscoli e scheletro per creare movimento, ciò che sei. Perché sei aria e movimento, non traguardi e ostacoli.
Corri e sciogli nel respiro la vanità, senza porti obiettivi, se non l'ascolto di chi sei tu dentro. Lei non sa vivere senza una meta, non sa vivere senza rumore. Tu corri e fai silenzio.
Ascolta e ringrazia la risposta del tuo cuore allo sforzo, la precisione delle gambe, la flessuosità delle tue ossa.
Se senti fatica, è lei che cerca di farti ragionare.
Vai oltre, non averne paura.
E quando sei all'ultimo passo, all'ultimo respiro, guardala. È solo una voce dentro di te, ma non è più forte del tuo respiro. Non è più forte del tuo battito d'ali divino.
E lì sta la Vita.
Non lasciarti ingannare.

venerdì 27 novembre 2015

quando temi la pioggia

Non si può.
Non si può fermare la pioggia, trattenere il vento, deviare la neve in corsa su un pendio.
Passiamo la vita a controllare e prevedere, calcolare e prevenire, cercando di evitare ciò che non desideriamo, ma così facendo spesso chiudiamo noi stessi alla possibilità di realizzare i nostri desideri.
La pioggia viene con le nuvole, il vento viene con il fresco, la neve con il silenzio.
Nulla viene mai da solo e mai se ne andrà senza aver portato cambiamento e movimento. Non ci può essere arcobaleno senza pioggia, non ci può essere musica di bosco senza vento, non ci può essere bianco incanto senza neve.
Ciò che desideri è già dentro ciò che cerchi di evitare.
Se temi, il tuo desiderio non potrà sbocciare.
Solo la fiducia certa, totale nella Vita scioglie ogni legaccio di paura e freno di controllo.
Solo un sorriso amante, disteso, pieno negli occhi apre apre l'uomo all'incontro con ciò che è veramente la Vita.
Stai nel movimento, anche quando cadi, quando fa burrasca, quando non ci vedi, stai nel movimento e non ti chiudere dietro una nazione, un colore, un cognome, una professione, una religione, un pensiero, una paura.
Stai nel movimento e non lasciare che l'IO possa radicarsi. L'io è statico, l'amore è movimento. L'io è rigido e fermo nei suoi concetti, l'amore è fluido perché non si ferma a giudicare.
Sei fatto di luce, sei respiro di vento, sei acqua che scorre, sei nato nel movimento e per il movimento.
Non esistono mete da raggiungere, punti fermi da seguire, ma equilibrio da vivere, respirare, amplificare.
Non temere la pioggia, nulla viene mai da solo, nulla viene per trattenerti.
Spostati dentro.





lunedì 9 novembre 2015

centratura

L'umiltà è ciò che ti tiene al centro. È ciò che ti fa stare nel flusso senza perdere il tuo baricentro. Umiltà non è infatti piegare il capo al potere, ma mantenere l'equilibrio nel movimento della vita.
Ad ogni nuovo salto, ad ogni nuovo volo più lontano, più in alto, è l'umiltà che non ti fa perdere l'equilibrio. Giudizi, aspettative, competizione, incertezze, disistima, sfiducia, sono tutte figlie della vanità e sono sempre in agguato, pronte e rubarti energia, pace e a strapparti da te stesso.
Solo l'umiltà sa aprire le porte senza fatica, spiegare le ali senza tensione, far spiccare il volo in totale distacco dal rumore costante della mente.
L'umiltà è la tenace guerriera, la potente alleata, l'unica chiave che può  spalancare le porte della tua potenzialità, l'unica a conoscere dove dimora il tuo vero sé.
Liberarsi da condizionamenti, dipendenze, blocchi, richiede umiltà, un oceano sconfinato di umiltà, pura, cristallina, pacificante umiltà.
Dimora nel tuo respiro, cercala nel profondo e stalle incollato. Lei ti porterà al tuo centro.
Il resto, sarà un gran bel volo.


mercoledì 28 ottobre 2015

l'attimo

Il giorno in cui non sono morta splendeva il sole.
La neve sulla cima delle montagne imbiancava l'autunno che bruciava vivo tutto attorno.
La parete di roccia era salda, a tratti levigata dall'usura del tempo e dell'uomo.
Una danza tra me e il vuoto che aumenta sotto i miei piedi.
Manovre ripetute milioni di volte, imparate a memoria dalle dita della mano.
Eppure qualcosa è andato storto, qualcosa forse mi ha distratto, qualcosa forse ho dato per scontato. Forse il mio pensiero era altrove, proprio quando assicuravo il mio corpo e la mia vita a un nodo.
Un passaggio esposto e la corda scivola via, richiamata dalla forza di gravità verso terra. Mi ritrovo improvvisamente sola con la roccia. Nude le mie mani e nuda lei. La terra è troppo distante per garantirmi l'incolumità.
Ma ecco, stranamente, non ha accelerato il respiro.
Non ha sudato la fronte.
Non hanno ceduto gli avambracci.
Con calma, quasi senza fretta a ripensarci, ho appeso la mia vita a un chiodo davanti alla mia fronte. Una manciata di centimetri di metallo a sostenere quarant'anni di vita ficcati dentro un solo cuore.
Riesco a scendere e a ricomincio tutto di nuovo, fino in cima, fino in fondo.
Il giorno in cui non sono morta la verità mi è entrata dentro come un taglio in un secondo e non posso dimenticare cosa ho visto nei suoi occhi.
Ho avuto l'aumentata consapevolezza che avrei dovuto attendere millenni prima di rivedere chi amo, perché l'eternità esiste e ne ho visto la porta.
Il giorno in cui non sono morta ho capito che esiste solo il presente e che la decisione è tutto.
Il giorno in cui non sono morta era domenica, giorno del Signore.




venerdì 2 ottobre 2015

cosa fa l'acqua

La vita nasce nell'acqua.
Se vuoi rinascere, torna all'acqua. Cercala, immergiti, resta con lei.
L'acqua sa come è fatta la vita, sa come proteggerla.

L'acqua lava e purifica.
Se vuoi ritrovare bellezza interiore, vai all'acqua. Immergiti in essa, lascia che scorra su tutte le tue ferite e cadute, lascia che scorra, copiosa e viva, forte e delicata. Lascia che scorra e che porti via con sé ogni tuo ragionamento e calcolo.

L'acqua scava le rocce e solca le terre.
Se stai cercando verità, preparati all'acqua. La verità verrà a scavarti dentro, come un fiume ti inonderà, spazzerà via incrollabili certezze, eroderà antiche protezioni, scioglierà nodi e legami, scardinerà lucchetti e catene e lascerà nuda la tua terra.
Farà male, e farà bene. Per il tuo sistema di controllo, il panico ti assalirà, per il tuo desiderio di vita, ogni cellula risorgerà.

Acqua. Ascoltata quando viene a te.


lunedì 28 settembre 2015

prova

Questa settimana la moda sbarca a Milano. Il bombardamento mediatico ci rivela che su tutte le passerelle il bianco e il nero, come sempre, restano un vero e proprio must.

Questa settimana l'aviazione francese bombarda la Siria.
Nuovi riflettori vengono puntati sul medio-oriente senza per questo aggiungere nulla a una vera comprensione e risoluzione del conflitto.


A quanto pare, tra poco l'umanità occidentale alle prese con i primi freddi e la difficile scelta se acquistare un cappotto dalle linee morbide con fantasie botaniche, o assimetrico con giochi geometrichi, potrà comunque rabbrividire davanti a nuove immagini scattate in bianco e nero sulle atrocità che l'uomo, quello cattivo, lontano e non civilizzato, perpetra su terra sporca di sangue e polvere.

Quando ti muovi, solo per oggi, prova.
Prova a pensare alle bombe sopra il cielo della tua casa, sopra i tuoi figli che giocano in giardino, per le strade mentre vai al lavoro.
Prova a sentirne il sibilo, il boato, lo schianto.  
Prova a sentire il grido, lo strazio, il pianto.
Prova a sentire il silenzio raggelante dopo.

Prova, prova ad arrabbiarti poi, prova a lamentarti poi, prova a sentirti vittima poi, prova ad essere triste poi, prova a non aver voglia di vivere poi, prova a discutere poi, prova a essere depresso poi, prova a disprezzare chi sei poi.
Prova ad antrare in un negozio e a sentire ancora indispensabile per la tua vita e la tua bellezza il possesso di qualche oggetto di consumo.
Prova a guardarti davanti allo specchio e a non prendere in mano la tua vita, tutta, ora e qui.
Prova a non credere che il sangue che ti scorre nelle vene è un dono, ma tua ne è la responsabilità.
La Vita, vanificata e dilaniata dal potere dei corrotti e dei potenti, coinvolge tutti.

Prova, oggi. Tutto è inganno sì, e non basta forse, ma tu prova lo stesso.
Allora la Vita ti annuncerà la Verità, e ti indicherà la Via.
Per spegnere il buio basta una sola stella.
Non tenere spenta la tua.

venerdì 25 settembre 2015

accogli

Il nostro corpo è fatto per accogliere. Ossigeno, cibo, luce, suoni, odori.
La pelle è fatta per accogliere. Ruvido, liscio, caldo, freddo, morbido, brividi.
Possiamo anche scartare, rifiutare, evitare, scappare. Siamo liberi. La vita non fa nascere schiavi mai.
Non tutto fa bene, ma nella confusione mentale data dalle ferite che bloccano, dalla morale che giudica, dall'etica che vede oggi bianco ciò che ieri era nero, non  sempre sappiamo scegliere.
Buono è ascoltare. Prima di tutto se stessi. Poi quello che arriva. E domandarsi cosa ci sta offrendo la vita, che non conosce altro che bellezza e felicità. Anche un giorno di pioggia, o uno scoglio, o uno strappo, è per noi. Nel suo umile e potente parlare, la vita è così. Tutto ha creato e tutto usa per aprirci alla sua gioia e grazia.
Fattene una ragione. Sì, fattene una ragione, smetti di discuterci sopra e piano piano, accogli.
Accogli ciò che giunge, ciò che si perde, ciò che è stato e più non è.
Accetta il movimento, che è tutto quello che c'è. Non trattenere mai.
Non tenere ferma la tua mente, non tenere fermo te stesso.
La vita si solleva in te ad ogni respiro. Scorre nel tuo sangue come nella lava indandescente dei vulcani, corre nei tuoi muscoli come il vento sull'oceano, e ti accarezza la pelle come la rugiada al mattino sull'erba.
Guarda in alto, oltre il cemento e i muri della mente, guarda dentro, oltre l'apparenza e i giudizi che ti sei cucito addosso, guarda e ama ogni piccola, silenziosa presenza di lei. Perché Vita è bella. Lei è bella. Da sempre e per sempre.
E tu sei in Lei e di Lei, da sempre e per sempre.

sabato 5 settembre 2015

celebra

Celebra la vita.
Quando è oscuro.
Quando c'è tempesta.
Quando sei solo.
Quando sanguini.
Quando sei affamato.
Quando sei esausto.
Quando la terra appare più grande del cielo.
Celebra la vita che abita in te.
Sii solenne con lei.
Lei ti solleverà.
Ti mostrerà i tuoi cieli e le tue altezze.
Ti farà volare, sopra il buio e la tempesta.
Ti sazierà, ti avvolgerà, ti guarirà da tutte le tue ferite.
Celebra la Vita.
Quando c'è luce e quando c'è festa.
Quando incontri, quando passi oltre.
Quando l'odore del cielo impregna la terra.
Celebra la Vita e sii solenne.
Perché sacro sei per lei.
Respira.
E prendi il volo.

venerdì 4 settembre 2015

segnali

Sulla strada.
Nella vita.
Segui i segnali.
Ce ne sono in continuazione.
Se hai qualche dubbio, fermati un attimo e guardati intorno.
A mente serena, perché ogni pensiero è nebbia che offusca la visione.
A sorriso grande, sul volto e nei polmoni, perché la vita ama parlare a chi sa respirare.
Allora dove andare sarà scritto su una cartolina in una osteria dove ti sei fermato per ristorarti, o sarà il volo di un uccello che incede davanti a te, o il volto fragile di una vecchia locandiera di nome Ines o ancora ci arriverai prendendo a sinistra invece che a destra, solo perché così ti piace.
Sembrerà sempre per caso, e mai per scelta ponderata, ma vero è che sarà perché ogni volta sceglierai te stesso, ancora e ancora, in ciò che ti piace.
Se poi ti sorprende il vento, ancora meglio, perché in quel caso sarai proprio benedetto.
Seguilo senza un istante di rigetto, è voce diretta del cielo.
La vita è soprendente, e anche un po' puttana.
Non ama chi non sa guardare, chi non sa giocare, chi non si stupisce con occhi di bambino ad ogni divenire.
Ma dona, e dona molto, a chi sa perdonare, a chi sa accogliere e lasciare andare. A chi non si fa domande se è giusto o se è sbagliato, ma vive fino in fondo ogni giorno che gli è dato.
La vita accudisce chi di lei è innamorato.
Certo prima forgia, con l'acqua e con il fuoco, perché bruciano le lacrime sul volto della sofferenza, ma è così che si purifica il prezioso che si è sporcato, che si libera il cuore dalla schiavitù della mente e si stendono le ali dell'anima.
La vità ti ha già scelto, nel momento in cui sei stato concepito.
Amala, follemente e ad ali spiegate.
Perché niente e nessuno è bella come lei.
Niente e nessuno è viva come lei.
Niente e nessuno è infinita come lei.
Niente e nessuno fa l'amore con te ogni istante, ogni giorno, sempre e per sempre.
Lei è vita, non la perdere nemmeno per un istante.

martedì 1 settembre 2015

no name

Ci scorre altro, oltre al sangue, nelle vene.
Ci scorre quell'energia che chiamiamo vita, anima, eternità, infinito.
Non distingue e non separa, non ricorda e non pensa, scorre.
Scorre che tu lo voglia o no, dal primo all'ultimo instante, fiato dopo fiato.
Non dipende da te, e non ha bisogno di te.
Non dare un nome a quello che arriva.
Lascia che scorra. Un attimo prima non c'era, e più non ci sarà se non lo vivi ora.
Non legarlo a te. Non è qualcosa che puoi tenere stretto in pugno, non si può trattenere un corso d'acqua o una corrente d'aria.
Lascia che scorra, anche quando non vuoi che scompaia.
Lascia che scorra, e se dovesse far male, passerà in fretta.
I tempi della vita non sono i tuoi, perché discutere?
Non lo fanno le querce e non lo fanno le farfalle.
Ti credi forse più grande di loro?
Se puoi amare oggi, ama.
Ti insegnano che puoi amare solo una persona alla volta, ma non è vero, e quando te ne accorgi, forse un poco ti spaventa.
Diffida di chi ti vuole insegnare la vita.
Sei qui per scoprirla, non per studiarla.
Era qui prima di te, e lo sarà dopo di te e dei milioni di falsi maestri che vogliono dirti com'è.
Lascia che scorra, e non darci un nome.
Ha milioni volti, perché vuoi conoscerne uno solo?
Tu sei tutta la tua storia e tutto quello che puoi essere.
Lascia che scorra e stacci dentro.
Il conflitto scomparirà e tu sarai liquido.
Nulla allora ti potrà trattenere o fermare.
Fai pace.

lunedì 31 agosto 2015

quando tutto è chiaro

Se sei nato per il cielo, schiudi le ali.
Se sei nato per l'acqua, nuota.
Se sei nato per la terra, cammina.
Se sei nato per le cime, arrampica.
Forse non sai ancora bene chi sei.
Forse ti sei smarrito.
Forse sei caduto almeno una volta.
Forse sei stato ferito, forse hai ferito.
Forse hai sbagliato.
Forse hai abbandonato.
Forse ti sei abbandonato.
Forse hai anche un po' paura. Forse.
Ma non temere quando arriva il fuoco.
Sei nato.
Questo è tutto ciò che conta.
Sei nato.
E quando amerai profondamente questa vita,
tutto sarà chiaro e tu saprai se sei per il cielo o per la terra,
per l'acqua o per l'aria.
Lasciati forgiare dal fuoco. 
Lui porta la luce.

venerdì 28 agosto 2015

lo sguardo

Prima della voce, prima delle parole, prima c'è lo sguardo.
Prima vedi, poi dici cos'è.
Prima vedi, poi scegli.
Se amare o giudicare.
Se amare o separare.
Se amare o condannare.
E comincia da te.
Guardati dentro e sorridi.
Guardati dentro e vedi tutta la luce che c'è.
Guardati dentro, guarda tutto l'orizzonte infinito che c'è, guarda la tua alba e il tuo giorno, guarda i tuoi oceani e i tuoi cieli, guarda la tua onda infrangersi sulla riva, guarda la tua terra incontrare il mare.
Sentine il profumo, il suono, il calore.
Sii il fascino che sei, sii il mistero che sei, sii la meraviglia che sei, sii il volo infinito che sei, sii la musica nuova che sei, sii la libertà che sei.
Guarda e ama ciò che vedi.
A goccia a goccia, o a piene mani.
Va bene, va sempre bene.

mercoledì 29 luglio 2015

digit

La nostra è l'era delle cattedrali digitali, luoghi immensi e mastodontici, dove la mente è incredibilmente impegnata a fare con il suo strumento preferito: la parola.
Solo di instant messaging, l'umanità digitale invia una media di 30 miliardi di messaggi al giorno, con punte che sfiorano i 64 miliardi.
Comunichiamo di più, ma non necessariamente meglio. Comunichiamo spesso, ma non necessariamente senso. Sappiamo reggere più conversazioni allo stesso tempo, ma non necessariamente sappiamo reggere il silenzio.
Il vuoto digitale è la nostra fobia, la solitudine in rete è la peste del secolo.
Abbiamo un ego digitale che è ancora più potente del nostro ego analogico. Insieme, formano una superpotenza invincibile. Nelle cattedrali digitali, possiamo essere chiunque e dovunque, essere in luoghi diversi allo stesso tempo, sentirci invulnerabili e impenetrabili, senza mai scalfirci, perché tanto è tutto finto.
Ma è una realtà finta, senza odore, senza fiato, sangue e sale che ha il potere di disconnetterci totalmente da noi stessi e dall'esperienza.

Ho bisogno di sentire le parole, non di vederle scritte in un quadrato di bit.
Ho bisogno di toccare, con la pelle e con la voce.
Ho bisogno di emozioni espresse da muscoli facciali, non da emoticon a postilla di stringhe lessicali.
Ho bisogno di rumore di risa, di bruciore sapido di lacrime, di ruvidità e verità.
Ho bisogno di creare connessioni, ma di midollo e nerbo, perché non sono la mia mente, e lei non è me.
Ho bisogno dei sensi per dare senso, perché sono digit, non digital.

venerdì 24 luglio 2015

il nodo

Cos'è un nodo e come si forma?
Un nodo nasce dall'intreccio di due capi. Possono essere gli estremi di una stessa corda, o due estremità diverse. Nel primo caso si otterrà una chiusura, nel secondo un'unione.
Non è proprio la stessa cosa.
Se nella vita ti annodi a te stesso, ti chiudi. Se nella vita ti annodi ad altro, ti unisci a quella realtà o persona.
Non sempre i legami sono eterni, anzi, un nodo, se ben fatto, si scioglie con facilità quando non è più necessario, ma tiene, e deve tener bene, quando è richiesto.
I nodi di montagna non sono mai per sempre. Servono per la progressione in sicurezza, su roccia come su ghiaccio, ma una volta giunti al termine, quando il pericolo è finito, vanno sciolti, o possono diventare ostacoli e impedimenti nel futuro.
Come si scioglie un nodo?
Ci vuole fine lavoro a due mani e perizia nel seguire a ritroso il percorso fatto. Se si è formato un groviglio, non è operazione che si risolve in un minuto. Occorre ripassare tutta la corda più e più volte, occorre seguire le volute, aprire le asole, fino ad arrivare al cuore, con pazienza e concentrazione. Occorre osservare e capire.
La cosa sorprendente e affascinante è che, una volta sciolto, del nodo non resta più niente, non c'è nulla al suo interno, nessun segreto, nessun mistero, nulla da proteggere e nulla da nascondere. Nemmeno un'ombra di buio.
E una volta che la corda è tutta stesa, riguadagna la sua efficienza, la sua flessibilità, la sua bellezza.
Quando senti un nodo alla gola o allo stomaco, è una meravigliosa occasione per metterti ad osservare e cominciare a sciogliere.
Per la tua interezza, flessibilità e bellezza

martedì 21 luglio 2015

take the weather with you

Finito un viaggio ne comincia subito un altro.
Lo zaino all'angolo per qualche giorno, si fa ordine nelle tasche e nella memoria.
Emozioni, immagini, sguardi, parole e pezzi interi del film-vita si sedimentano a gocce, e nell'aria si fa denso il profumo della nostalgia.
Si sistema l'attrezzatura, si pulisce l'abito e la persona che lo porta - perché la polvere è come la fatica, si porta addosso - e intanto ci si assesta verso una nuova linea di equilibrio da trovare.
Il cuore umano è fatto a bilancia. In lui tutto trova il giusto peso e può fluire. Quando senti una stretta al petto, è lui che sta soppesando quanto accomulato durante il viaggio.
Dagli tempo e fiducia. Con maestria e pazienza, sa costruire meravigliose, sconfinate cattedrali di luce quel piccolo organo rosso. Ogni arco, un incontro, ogni atrio, una festa, ogni corridoio, un pezzo di vita attraversato, ogni finestra, una nuova possibilità, ogni scala, una prova che è per te, ogni cortile, il meritato riposo.
Ovunque tu vada, porta con te il tuo tempo, porta con te il tuo arco di luce.
Non occorre cercare lontano. Sta sul tuo volto e scorre dentro di te.
Sorridi.


sabato 18 luglio 2015

carapace

Le tartarughe mi ricordano un tempo dell'evoluzione in cui per sopravvivere è stato necessario costruirci barriere difensive addosso.
Quel tempo ha segnato il passaggio dall'acqua alla terra, e a quanto pare, ha richiesto un forte adattamento genetico in fatto di sicurezza.
Il guscio serviva a proteggersi da nuovi predatori sconosciuti, ma ha comportato la perdita di qualche abilità: una tartaruga nuota alla velocità 35 km/h, ma sulla terra, nello stesso arco di tempo, riesce a percorrere più o meno 70 metri.

La terra da allora si è fatta più minacciosa grazie all'apparizione dell'uomo, l'essere più fragile e aggressivo che il nostro pianeta ospiti.
Noi costruiamo costantemente gusci: copriamo varie porzioni del corpo con segni di lotta e di guerra, ingrossiamo i muscoli in palestra, indossiamo stivali pseudo-militari anche quando ci son 40°C all'ombra e portiamo specchi scuri sugli occhi non certo per proteggerci dal sole.
Proiettiamo poi anche fuori di noi questo bisogno di protezione. Le nostre auto assomigliano sempre di più a dei mezzi corazzati in lucida livrea, le nostre case sono blocchi blindati, assumiamo e compriamo tutto ciò che ci possa far apparire invincibili e forti.
Siamo fragili e siamo lenti, sulle strade come nelle scelte.
Siamo fragili perché l'unico modo per vivere non è perpetuare una ferita, tornando e ritornando milioni di volte nel passato, ma far sì che essa si cicatrizzi, ora e qui, nel presente.
Siamo lenti perché ogni corazza ha il suo peso e limita il movimento.
Se vuoi muoverti armonicamente nella vita, se vuoi essere in grado di sentirne la leggerezza, la fluidità, allora ogni giorno perdona e riparti.
Non riceverai meno ferite per questo, ma la tua protezione non sarà fatta di duro carapace, ma di luce. E la luce va dappertutto e nulla la potrà mai fermare.


giovedì 16 luglio 2015

perché ne vale la pena

Pomeriggio afoso. Due amici su una panchina rallentano il tempo attorno a loro; è il potere della conversazione autentica, quando due universi si sfiorano e il profondo meraviglioso essere umano affiora per qualche istante in tutto il suo fragile splendore.
Si parla di ferite ricevute. A volte l'uomo, maschio o femmina che sia, nelle relazioni dà il peggio di sé, manca persino di quel minimo di rispetto che si concede anche al nemico o allo sconosciuto. Quando una storia finisce, crolla qualcosa da entrambe le parti, e chi ferisce spesso non è il più forte, ma il meno capace, il meno risolto. Si scappa per non sentire il fragore di un mondo di illusioni infranto.
Da una ferita può nascere il bisogno di proteggersi e quindi la chiusura che però non è vitale per l'essere umano.

Attorno alla panchina dei ragazzini pattinano. Uno di loro cade una, due, tre volte, ma sempre si rialza e riparte, nonostante le evidenti escoriazioni. Deve far male cadere. Eppure il ragazzino si rialza, tutte le volte, e riparte, tutte le volte.
Da una ferita può nascere il desiderio di trovare il giusto equilibrio, di diventare esperti, abili, armoniosi.

I due amici si separano e il tempo riprende.
Resta il sorriso sul volto del ragazzino che cade per la quarta volta.
Perché ne vale la pena.

martedì 7 luglio 2015

pi greco

Pi greco. 
È una costante che indica un rapporto.
È irrazionale, ovvero è una grandezza incommensurabile, priva di un sottomultiplo comune.
È trascendente, ovvero non è esprimibile usando un numero finito di interi, di frazioni e di loro radici.
È la prima lettera di περίμετρος (perimetros), che significa «misura attorno».

Ogni volta che occorre chiudere un cerchio nella vita, ci vuole pi greco. Ci vuole un briciolo di trascendenza, occorre andare oltre i confini della mente, le misure, le aspettative e le verifiche.
Occorre andare attorno alla realtà per vederla in modo completo, occorre andarci dentro, fino al centro, per capirne il rapporto con l'esterno, perché l'uomo è un numero complesso, spesso non intero.
Pi greco è quella scintilla, irrazionale per la mente che ha sempre bisogno di porre un limite, che è però vitale per contenere le relazioni.
Ad ogni incontro infatti, che tu ne sia consapevole o no, inizia un cerchio.
A volte si fermerà alla prima svolta e non si completerà, a volte sarà per sempre e sarà sigillato da un anello, a volte verrà spezzato e allora dovrai essere bravo a chiuderlo, o resterai legato a un arco che non ritorna, e tu non sarai mai più intero.
Ci vuole pi greco nella vita.
Lo sanno i pianeti e lo sanno i tronchi degli alberi.
E lo sa pure il sangue.





venerdì 3 luglio 2015

risolto

Se non sei risolto, prima o poi la vita te lo mostrerà.
Arriverà inaspettato come un agguato e colpirà dritto allo stomaco, nel cuore della tua memoria emotiva.
Un mare di dolore ti sommergerà, ti sentirai trafiggere da milioni di piccoli aghi, il sangue perderà il suo rosso vivere e ti sentirai al buio e da solo.
Odi quella sensazione, è una vita che la rifuggi, cerchi di controllarla con la ragione, di evitarla con dei complicati giochi di ruolo, ma se non sei risolto, arriverà il momento in cui ti troverà e ti invaderà, ancora e ancora.
Non importa con che forma si presenterà. In quel momento, ferite vecchissime ti torneranno alla mente, rivivrai eventi, ricorderai parole e persone a cui mai pensi, tutto dentro il tuo stomaco, pesante come milioni di galassie, nero come il più profondo degli abissi e fulmineo come il chiudersi delle fauci di un predatore. Ti sentirai privo di forze e ti vorrai lasciare cadere, o proverai la rabbia dell'esplosione, o entrambe le cose.
Non temere.
Respira.
Osserva.
Accetta.
Lascia andare il pensiero nascosto che ti ha tenuto ancorato a ciò che non esiste più.
Ringrazia.
Tuo è il potere e la forza.
Respira e cammina. Sciolto, Risolto e Risorto.





mercoledì 1 luglio 2015

six months

Ci vogliono 9 mesi per dare alla luce un bambino, 365 giorni per girare intorno al sole, 24 ore per vedere un'alba nuova, un istante per innamorarsi, una vita, a volte, per cambiare rotta.
I miei ultimi sei mesi sono stati una guerra e una trincea, una corsa di resistenza, una rivoluzione. Ho trovato sul mio cammino sfide, imprevisti, ostacoli, vittorie, paure, amici e sorelle. Ho condiviso, sostenuto, combattuto, accettato, sorriso, amato e abbracciato. Ho perso peso e debolezza, ho acquistato forza e determinazione, ho scoperto me stessa e lasciato andare chi ho deciso di non essere. Mi sono messa in gioco, ho rischiato, ho scoperto i giochi e sono andata dritta al bersaglio, perché la vita non è una perdita di tempo.
Avevo desiderato tutto questo? Sì.
Non in questa forma, non in questa dimensione, ma la vita non ti presenta mai i tuoi sogni come te li eri immaginati. Se chiedi di poter cambiare, di crescere, di evolvere e di risolverti, la vita non mancherà di accontentarti, solo non sarà mai come te lo aspettavi.
Tuttavia quando arriva, e arriva, sii certo, non la scansare, non la evitare, non dire no alla novità che ti coglie sempre un poco impreparato. E fidati, fidati, e ringrazia, anche quando fa male, anche quando non vuoi, anche quando pensi di non potercela fare, vai fino in fondo.
Sei mesi per una rivoluzione fa mezzo giro attorno al sole.
Un gran bel viaggio.

martedì 30 giugno 2015

globalizzazione a colori

Entro in un negozio di scarpe. Obiettivo: acquistare un nuovo paio di scarpe per correre, dato che le mie accusano il logorio degli anni.
Mi dirigo verso il reparto sportivo, avanzando a fatica tra infiniti scaffali di sandali, decolleté, ballerine, stivaletti, chanel, chelsea boots, infradito ed espadrillas, in tutte le declinazioni di colori, misure e foggie possibili e inimmaginabili.
Arrivo finalmente agli scaffali dove espongono le scarpe da corsa e subito vengo avvolta da una nuvola chiassosa di colori sgargianti.  La corsa, a giudicare dai modelli ipertecnici proposti, è un sport a tinte forti. La nuova tendenza sono i colori fluo made in Indonesia, Pakistan, China, and so on and so forth.
Mi immagino centinaia, migliaia di runner sfrecciare in verde lime e blu cobalto, un esercito che deve essere mondiale a giudicare dal numero di marche e modelli proposti. Forse che tutta l'umanità ha deciso di mettersi a correre? E abbiamo veramente bisogno della suola in gel, del memory tissue e non so che altro? Ricordo un atleta africano che correva la maratona senza scarpe e distanziava beatamente gli atleti occidentali, quelli sì con la tecnologia sotto i piedi.
Rifletto sugli effetti della globalizzazione, ma la disperazione mi assale quando constato che non esiste modello di scarpa femminile senza almeno una banda di color rosa. E io odio il rosa.
Invano cerco un 39 nel reparto uomo, supplico il commesso di trovarmi una scarpa che non sembri disegnata per le principesse dei cartoni animat, ma è inutile, in tutto il negozio non esiste una scarpa senza una sfumatura di rosa.
Esco dallo store a mani vuote. Una volta a casa mi metto a fare qualche ricerca in internet. Anche i negozi on-line delle varie marche sportive credono che le donne corrano indossando un paio di confetti da battesimo. Per l'immaginario collettivo la donna, anche quando corre, è una barbie.
Mi tengo le mie scarpe ormai consumate, ma dignitose, che mi parlano di un tempo in cui alla donna era riconosciuto il diritto di avere un cervello.
Ma mi domando, il femminismo è mai esistito?


domenica 21 giugno 2015

queda prohibido

Il giorno guarda ci guarda e scopre le ferite, ci getta addosso la verità in ogni incontro, in ogni dialogo. A volte reagiamo in difesa o paura del passato invece di accogliere la realtà che scorre. La vulnerabilità non è una dote nella nostra cultura, piuttosto è un difetto da occultare, una vergogna di cui non parlare.
Scopro continuamante quanto sia difficile fidarsi se si è stati feriti o traditi, quante sono le barriere tra uomini e donne che ancora impediscono di conoscersi veramente, quanto la tecnologia ci aiuta a nasconderci.
La notte a volte toglie il sonno, ma così facendo offre tempo per lenire e ricucire, talvolta solo per accettare.
Svegliarsi più stanchi di ieri, o nuovi come nuovo è il presente che abbiamo da vivere, dipende da come scegliamo di alimentarci dentro, nel profondo.
Lascia scorrere in te la luce e il sangue, lascia correre il lupo e la gazzella, lascia volare il falco e la farfalla, lascia gridare la tempesta e non fermare il vento. E lascia che ci sia qualcuno che accompagna il tuo viaggio, a volte per molto tempo, a volte per un solo istante, amico o sconosciuto che sia.
Questo è Pablo Neruda.


Queda prohibido llorar sin aprender,
levantarte un día sin saber que hacer,
tener miedo a tus recuerdos.
Queda prohibido no sonreír a los problemas,
no luchar por lo que quieres,
abandonarlo todo por miedo,
no convertir en realidad tus sueños.
Queda prohibido no demostrar tu amor,
hacer que alguien pague tus deudas y el mal humor.
Queda prohibido dejar a tus amigos,
no intentar comprender lo que vivieron juntos,
llamarles solo cuando los necesitas.
Queda prohibido no ser tú ante la gente,
fingir ante las personas que no te importan,
hacerte el gracioso con tal de que te recuerden,
olvidar a toda la gente que te quiere.
Queda prohibido no hacer las cosas por ti mismo,
no creer en Dios y hacer tu destino,
tener miedo a la vida y a sus compromisos,
no vivir cada día como si fuera un ultimo suspiro.
Queda prohibido echar a alguien de menos sin alegrarte,
olvidar sus ojos, su risa,
todo porque sus caminos han dejado de abrazarse,
olvidar su pasado y pagarlo con su presente.
Queda prohibido no intentar comprender a las personas,
pensar que sus vidas valen mas que la tuya,
no saber que cada uno tiene su camino y su dicha.
Queda prohibido no crear tu historia,
no tener un momento para la gente que te necesita,
no comprender que lo que la vida te da, también te lo quita.
Queda prohibido no buscar tu felicidad,
no vivir tu vida con una actitud positiva,
no pensar en que podemos ser mejores,
no sentir que sin ti este mundo no sería igual.
 

domenica 7 giugno 2015

old

Una vecchia cammina lenta per strada,
fragile reliquia di un mondo scomparso
dietro le crepe di un muro.

Sola cammina in time lapse rispetto un giorno
che corre troppo veloce per il suo pensiero.
Ossa trasperenti che nessuno vede.


Passa rapido un coche, e ancora più rapido un drone.
Alta svetta la torre di vetro del mondo moderno.
La vecchia scompare tra discariche di marketing
e fast food.  

La biodiversità è anche questa.








sabato 2 maggio 2015

eccezionale

Leggo su carta di quotidiano nomi di uomini illustri. Il valore della notizia svanirà questa sera stessa, e poco di più durerà il valore dei celebrati dai media. Presto o tardi la cronoca li descriverà con parole diverse, il grande è spesso corrotto, il nobile è spesso senza nobiltà d'animo, il potente è spesso prepotente.
Guardo in tv, nei manifesti pubblicitari, immagini di testimonial eccellenti, volti seducenti dal cervello muto. I supereroi moderni ostentano spesso poteri inesistenti. Svettano nelle nostre città gigantografie di inconsistenza.
C'è bisogno di uomini e donne eccezionali nella vita di un essere umano?
Abbiamo davvero bisogno di contare sulla presenza di persone forti, nobili, potenti? Sono loro a cui rivolgiamo la nostra attenzione, ammirazione?
In questa Italia corrotta, sciupata e sterile, resa immobile dal torpore delle menti, voglio stilare la mia lista di uomini e donne eccezionali.
Sono eccezionali coloro che regalano un sorriso, una risata, il buon umore.
Sono eccezionali coloro che vedono le altrui debolezze, fragilità, e ne restano affascinati.
Sono eccezionali coloro che perdonano l'errore nell'amicizia, avvicinandosi a più profondi piani di conoscenza.
Sono eccezionali coloro che non giudicano, ma esplorano ciò che sta nascosto.
Sono eccezionali coloro che costruiscono serenità attorno a un bambino, giorno dopo giorno.
Sono eccezionali coloro che credono nella condivisione gratuita, costi quel che costi.
Sono eccezionali coloro che amano nel silenzio dello sguardo, senza pretesa di conquista.
Sono eccezionali coloro che sanno sciogliere il dolore e andare avanti.
Sono eccezionali coloro che si spendono, fino in fondo, per amore della vita, sostenendo il debole, abbracciando il fragile, accogliendo chi è solo, amando chi non ama se stesso.
Sono eccezionali coloro che ci stanno attorno e riempiono la nostra esistenza di silenti e docili scintille di luce.


venerdì 3 aprile 2015

corri

Vita di istanti, ore, giorni, settimane, mesi, anni.
Incontri, tanti, brevi, duraturi, intensi, sfuggevoli, solari, impegnativi.
Condivisione, di gioie, piaceri, gusti, ferite, dolori, impegni, fatiche.
In un giorno qualsiasi, dopo un giornata passata a costruire, scopri davanti a te qualcuno che ha provato le tue stesse difficoltà, il tuo stesso strappo e il dolore che ne è seguito, il tuo stesso sorriso che ha saputo ricucire, la tenacia per portare a termine guarigione, la scelta di non ripudiare ma accettare, di voler bene, comunque.
Non si può fermare il bene, questo mi ha insegnato la vita. Se hai mai amato veramente, sai che non si può fermare. Come la luce, che da quando è partita, non si è mai fermata. Come il vento, che non si ferma mai, cambia solo forma o intensità a seconda degli ostacoli o delle barriere che incontra. Come il sangue che ci scorre dentro. Finché c'è vita, il bene non si può fermare.
Vita costruisce montagne, sì, ma vi deposita neve, vi fa cantare il vento. Vita costruisce deserti, sì, e abissi, ma nessun luogo è inospitale, perché lei è ovunque.
Occorre saper esplorare, e conoscere, e amare l'inesplorato e lo sconosciuto.
Allora si scopre che nessun luogo è lontano, e che il presente è dentro di noi, sconfinato e meraviglioso, inaspettato e affascinante, misterioro e vicino, tanto vicino.
Non stare fermo. Vagli incontro.



sabato 14 marzo 2015

il tempo per diventare guerrieri


La vita segue sentieri a noi spesso sconosciuti, il cui obiettivo è farci diventare consapevoli delle nostre più profonde potenzialità e ricchezze.  Ciò che chiamiamo incidenti di percorso, imprevisti, prove, altro non sono che le occasioni che la vita ci fa incontrare per seguire i suoi sentieri e portarci su nuovi territori interiori.
Ciò che spesso chiamiamo fallimento, la vita ce lo rimandava indietro come nuova partenza. L'esperienza è una, scritta sulla pelle, ma lo scopo è differente, esattamente come una porta è al tempo stesso entrata e uscita a seconda del senso del nostro andare.
La vita a volte chiama a essere guerrieri.Chi è chiamato ad essere guerriero va forgiato, poichè dovrà essere in grado di attraversare il campo di battaglia. Sperimenta la ferita, la caduta, il fallimento, perché dovrà essere in grado di rialzarsi e ricominciare.
Chi è chiamato a essere guerriero deve sperimentare il tradimento e l'abbandono, perché dovrà essere in grado porre piena fiducia in se stesso.
Chi è chiamato a essere guerriero deve sperimentare la fatica, perché dovrà essere in grado di lottare un giorno alla volta, senza desistere.
Chi è chiamato a essere guerriero deve sperimentare il buio del dubbio, perché dovrà essere in grado di agire senza indugio.
Chi è chiamato a essere guerriero deve sperimentare la ribellione, perché dovrà essere in grado di non discutere l'ordine di battaglia.
Chi è chiamato a essere guerriero, deve morire e risorgere molte volte, perché dovrà essere certo della vittoria.
In questo riposa la mente del guerriero: sa che vedrà la vittoria, perché è stata la vita stessa a sceglierlo, e la vita vince su qualsiasi morte.
Alla notte le membra sono stanche, ma il guerriero sa che il domani già lo aspetta. Riposa senza abbandonare completamente le forze, perché sa che ad ogni alba si rinasce. 

Se non sei felice, abbraccia il tuo presente. Lamentati, piangi, grida, ribellati, scappa, indugia, accusa, nasconditi, tutto ti è permesso. Ma poi deciditi e abbraccia il tuo presente. 
Rinascerai, e forse un giorno sarai un guerriero.




domenica 25 gennaio 2015

ossa

Ci sono giorni in cui fatico a rimanere attaccata alla mia carne, mi pare di dover affrontare una presenza estranea e poco accetta.
Appesantita, infangata, corrotta, il conto che ogni tanto paga la mia carne intaccata dal mondo ingaggia una lotta interiore. Le mie ossa entrano in tensione, vogliono uscire, mostrarsi, è desiderio di vivere l'essenza, la verità, senza nascondimenti, senza mezzi termini e compromessi. Sono i giorni dell'acqua, momenti in cui ho bisogno di questo elemento per ritrovare purezza e integrità.
La carne è in continuo scambio e compromesso con il mondo: la carne respira, tocca, sfiora, prende e cede spazio. Le ossa guardano e conservano la verità al loro interno. Siamo rovesci noi uomini. Portiamo l'armatura dentro, invece che fuori.

Prendo a prestito una frase di una mia amica, che ama gli alberi in inverno, perché "se ne può vedere l'anima".
Di un albero, quando è spoglio, vedi le linee di forza, vedi la direzione, la profondità, l'altezza, vedi se si è mai piegato se è stato ferito, se si è raddrizzato.
È nelle ossa che siamo veri, è nelle ossa che conserviamo chi siamo.
La carne di questa società è piagata da corruzione e compromessi, bugie, fughe e aggressioni. Messa a nudo, commercializzata e svenduta, mostra tutta la sua totale incapacità di aderire alle ossa, alla verità.
Ossa e pelliccia. Gli animali sanno.