martedì 8 dicembre 2015

slegati

A mezza strada nella vita, dentro un giorno di nebbia, entro nella mia casa mentale per guardare cosa c'è.
Fondamentalmente le fatiche sono tutte relazionali, il resto si vive e si affronta come viene.
Ogni incontro infatti è possibilità di conoscenza, di dono reciproco, ma è anche rischio di legame, rischio sì, perché ogni legame genera subito una sottile linea, e su quella linea scorre energia.  Si rischia così un calo di libertà, una dispersione di forza, un nodo, un groviglio da cui poi è difficile liberarsi se non con un taglio.
Ogni legame mi porta a rivendicare dentro libertà di volo oltre le assurde prevaricazioni mentali che, in nome della sicurezza sopra la paura, stringono fino a soffocare.
Cosa sia un legame affettivo tra esseri umani non lo comprendo ancora: dietro ho visto spesso paura della solitudine, disprezzo di sé, bisogno di sostegno, sicurezza economica o emotiva, adattamento all'ambiente culturale, necessità sessuale, dipendenza.
A volte funziona, in qualche modo si va avanti, e meno male aggiungo, perché se tutto dovesse essere in armonia, allora saremmo già estinti.
Ammiro chi riesce a vivere con qualcuno accanto una vita intera, ma anche solo per un bel pezzo di strada. Ammiro il coraggio o l'incoscenza, che spesso si confondono, di scegliersi, non importa la ragione.
Ammiro chi accetta e trova, giorno dopo giorno, la forza dell'abitudine per andare avanti, sole dopo sole.
Una cosa so di me: amore è una parola grossa che fatico a disegnare, resa vana ed evanescente da un'educazione sempre più in stile fiaba hollywoodiana.
Guardo i cani, guardo i lupi, guardo pure gli uccelli che migrano sopra la mia testa, incuranti di tutto questo umano affanno affettivo, e non vedo nulla di noi. Non vedo ricatti, non vedo gelosie, non vedo dubbi non vedo più o meno inconsci sfruttamenti.
Vedo fedeltà a una legge scritta nel profondo, una legge bellissima e selvaggia, forse troppo selvaggia per noi uomini che temiamo la nostra stessa madre natura tanto da volerla uccidere.
Non riesco a smettere di pensare che, in fondo, ci usiamo tutti un po', gli uni con gli altri. Siamo ormai così assuefatti al consumismo, che siamo merce pure noi, gli uni per gli altri.
Sarebbe bello farlo almeno in santa pace, senza tante allucinazioni morali.
Sarebbe bello dirsi la verità, che fa male solo quando si è troppo abituati alla menzogna.
Sarebbe bello non temere la nostra anima, non importa quanto indocile ci possa sembrare.
Sarebbe bello vivere slegati accettando di cadere e avere la ferma convinzione di poterci sempre rialzare da soli.








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