sabato 17 marzo 2018

please wake up

Mi sta davanti agli occhi, su due righe di parole senza sfumature di emozione.
L'esito non offre spazio a interpretazioni: qualcosa in me ha cominciato a crescere in modo disordinato. Il livello di gravità viene descritto da una lettera e un numero. Un codice alfanumerico mi guarda e mi parla silenzioso.
Sappiamo tutti cosa vuol dire, ma non siamo preparati a scoprirlo in noi.
Sappiamo che può accadere, ne sentiamo parlare, abbiamo tutti un amico, un conoscente, un parente che l'ha già vissuto, ma per la maggior parte del nostro tempo spingiamo la possibilità che accada proprio a noi oltre qualsiasi nostro orizzonte, reale o desiderato.
Eppure.
Un numero e una lettera ora contano i miei giorni. Ascolto che effetto fanno nella mia mente. Respiro.
Primo, paura.
Non di morire, o del dolore, ma di lasciare questo posto presto, prima di aver vissuto tutto quello che c'è e che ci può essere. Perché è bello il pianeta dove sono finita ad abitare, e ogni giorno è un'esplosione di stelle di nuova creazione, se ci pensi un attimo. Non è scontato nulla. Non è scontato il buio prima dell'alba, non è scontata la musica che ascolto quando passeggio con il mio cane, non sparata in cuffia ma gratuitamente donatami da un'orchestra di pettirossi, merli e usignoli che già dalle cinque del mattino si accordano. Non è scontato l'incontro con la gente, non è scontato un sorriso in risposta a un'offesa, non è scontata la voce che si fa canto.
Respiro.
Secondo, dolore.
Non per il male, ma per lo spreco di giorni e di energia a dar peso a opinioni e giudizi, a soggiogarmi a leggi, pretese, aspettative, ad arrabbiarmi per cose inutili o utili, non importa. Ogni istante non passato nella pace è un istante che non esiste, un istante che si fa ostacolo e che toglie spazio al nostro movimento.
Se le rughe dicono le nostre battaglie e fatiche, ci deve essere anche qualcosa che dice la gioia vera provata. Per me sta nella flessuosità del mio corpo.
Respiro.
Terzo, gratitudine.
Non per quello che ho ricevuto finora, ma per l'occasione che le mie cellule disordinate mi stanno dando: trovare un nuovo ordine, perché in fondo lo so da sempre che è tutto finto, sebbene l'inganno sia perfettamente organizzato e potente. Finti sono i valori, finte sono le ragioni, finti sono i bisogni, finto è persino l'amore che pensiamo di provare per gli altri, ma che dura solo attimi. Finte sono le guerre, finte sono le religioni, finto il benessere che abbiamo costruito, le povertà che abbiamo provocato, finti i problemi, finte le soluzioni.
Respiro.
Una cosa so per certo: la vita non finisce qua. 
Please wake up.