mercoledì 16 aprile 2014

revolution

"Ogni volta che rispetti chi fa tutto un altro viaggio", così canta un verso de La rivoluzione di Daniele Ronda.
Il movimento immenso della rivoluzione... penso ai corpi celesti,  penso alle scosse politiche e sociali, al terreno emotivo che si muove dentro, penso ai nuovi punti di partenza della vita, subiti o cercati, penso ai pesi che diamo alle idee, agli uomini, a come cambiano nel tempo.
Ogni rivoluzione rovescia piani, sposta equilibri, mette in moto tempi nuovi, fa raggiungere dimensioni di noi stessi prima sconosciute.
A volte accadono piccole, impercettibili rivoluzioni. Sono quelle in cui credo maggiormente, perché la storia mi ha consegnato fino ad ora grandi ideali tramutati in violenza e sopruso, rabbia e macerie invece di un respiro che sboccia.
Tutto mi pare stia in quel semplice sostantivo, nemmeno molto appariscente: rispetto.
La radice latina parla così:  forma intensiva di respicere, significa guardare indietro, riguardare. Rispettare accenna ripetizione, indugio nello sguardo, è occhio che si sofferma ad osservare, che torna indietro, guarda anche dietro, comprende di una realtà anche il suo lato non manifesto, ciò che è apparentemente indecifrabile.
Rispettare chi fa tutto un altro viaggio: basterebbe questo per far terminare pettegolezzi e chiacchere, voci che riecheggiano ciò che occhi non hanno visto, che ripetono a staffetta senza essersi voltate indietro.
Siamo ormai una società monodimensionale: guardiamo la facciata, non guardiamo più dentro, non guardiamo più dietro. Siamo sempre di corsa, non c'è tempo per voltarsi indietro, si deve crescere a costo di schiacciare se lo spazio è saturo.
L'economia piegata al denaro è una morsa che stritola il rispetto, calpesta il diritto, allontana l'uomo dai suoi simili e da se stesso.
A tutti auguro una piccola rivoluzione. Ma fatela piano, fatela dentro.


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