lunedì 17 settembre 2012

im-possibile

Studiando lingue è possibile capire il sistema con cui ogni lingua e cultura organizza il proprio lessico. Attraverso suffissi, prefissi, declinazioni, ogni linguaggio umano compone nuove parole partendo da una forma base. E' come giocare con i mattoncini del lego: montiamo, smontiamo e incastriamo tasselli linguistici continuamente secondo schemi di composizione ben precisi.
Molte lingue, tra cui l'Inglese, costruiscono nuove parole partendo dalla forma verbale, e questo, se ci soffermiamo a rifletterci, è meraviglioso. La vita è movimento e anche il linguaggio va di pari passo, partendo da ciò che esprime azione, il verbo appunto, per descrivere il resto del reale.
Fare, dis-fare, con-facente, nulla-facente, fatto, ante-fatto, è solo un esempio delle infinite possibilità che l'applicazione di queste semplici regole offre alla nostra necessità di comunicare.
Queste leggi sono economiche e funzionali, permetto cioé al cervello di generare un'infinità di vocaboli partendo semplicemente da un lemma o radice. Ma se stiamo un po' attenti, ciò che vale per il lessico, vale anche per la sintassi.
Proviamo infatti oggi a smontare una frase, e magari, così, anche un pregiudizio non molto utile (non lo sono mai in verità) alla nostra felicità:

è impossibile

può diventare, con minimo sforzo:

mi è possibile


Le lettere usate sono le stesse, il loro numero è esattamente uguale, solo combinate in modo diverso. Ma l'effetto dentro di noi può essere molto, molto più salutare.

E visto che lo sforzo linguistico per produrle è lo stesso, sta solo a noi scegliere quale frase preferiamo come compagna della nostra giornata.



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